Pillole

O come liberarsi dalla grandine.

Pillole. Costruisco pillole con la creta e il malto.

Sono pillole da portare alla gente delle valli, oltre il fiume, su un non più confine. Da quelle parti ne distribuisco parecchie. Nelle valli, si sa, la gente è grande di statura e laboriosa nei campi, nei boschi e nell’edilizia per coloro che non sono mai partiti. E le donne sono ancora più grandi, nella statura e nelle forme severe, ma hanno grandi occhi di scoiattolo a renderle dolci amanti.

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Ogni mese porto le mie pillole al farmacista del paese. A sua volta le vende a Oscar, un signore con le orecchie bucate che paga sempre in dollari, nonostante non abbia girato il mondo e non abbia un lavoro. Oscar è scemo, è ricco perché ha i dollari e dove li prenda nessuno lo sa. I carabinieri, mossi da dubbi, hanno indagato e tutto è risultato in ordine. In paese troppa ricchezza genera invidia e un po’ di comprensione per quel uomo considerato scemo perché fa cose diverse dagli altri. Infatti è il più grosso consumatore delle pillole. Ciò non significa che la mia specialità non sia valida, è la maniera in cui le usa Oscar ad essere , come dire, fuori prescrizione: carica il fucile con le pillole e va a caccia. Spara alle nuvole quando le vede minacciose e gonfie di tempesta.

Spara le pillole di creta e malto. Le nuvole colpite si rompono e al posto della cattiva grandine, piove. Piove su tutto a grandi scrosci. Oscar, tutto inzuppato, continua a sparare fintanto ha pillole in canna, fintanto le polveri non siano bagnate e il colpo fa cilecca. Allora smette e torna a casa – la più bella del paese – costruita con i dollari, certamente molto diversa da quella costruita dell’ultimo degli arricchiti.

Nel paese, come in tutti i luoghi, c’è anche una vecchia signora vestita di nero. Se ne sta seduta su una pietra, avvolta nel scialle del suo tempo e della pioggia presa. Bebe non ha i dollari, la sua casa è semplice e i suoi lineamenti sono slavi, ma non è per questo che pure lei spesso viene derisa dai paesani.

Tra Oscar lo scemo e Bebe la vecchia vige da sempre una rivalità capace di far divertire tutti quanti. Lo scemo ha i capelli ricci e i dollari gli escono dal taschino del suo abito chiaro. Bebe ha settant’anni consumati nelle mani e nello spirito con un triste ricordo: laggiù nella risiera di San Sabba, a Trieste. Ora tiene sempre un velo di seta nero sul capo e le rughe del viso contrastano solo un poco sull’abito nero ornato da un pizzo scuro.

Oscar, vestito di bianco, spara pillole di creta e malto alle nuvole tempestose. Bebe, vestita di nero, brucia rametti d’ulivo sulla pietra del suo uscio.  Questa è la loro continua sfida. S’incontrano quanto minaccia grandine e scoppia sempre baruffa perché entrambi ritengono di sapere benissimo come bloccare la tempesta. Con il fumo dell’ulivo benedetto lei. Con le pillole, lui. – Volano sonori cazzotti e Oscar termina gambe all’aria dentro una pozza  lordandosi l’abito bianco. Bebe viene colpita e infarinata da una pillola sparatagli contro. Sulla piazza, gli uomini al riparo da ogni pioggia sotto la tettoia del bar, hanno seguito la scena. Ridono e si divertono, in fondo anche questa volta non c’è stata la tempesta.

Io, venditore girovago di pillole fatte con la creta e il malto, ho assistito alla cagnara dalla stanza di Amina, la ragazza araba adottata dai gestori di quella unica pensione del paese. Sto con lei fino a quando torna la calma e un nuovo chiarore indica la fine del temporale. La campagna, da poco risvegliata dalla primavera e salvata dalle insidie per merito del duplice rito, è pronta a dare i suoi frutti e così pure io riparto.  M’incammino, seguendo il sentiero del temporale, verso altre piazze e vecchie e scemi.

Seguo il fulmine, la saetta, il tuono. Loro anticipano l’arrivo del venditore di pillole, quelle fatte con la creta e con il malto.

Da: Pillole e altre Fantasie di Dino Durigatto - Campanotto Editore - Zeta Narrativa 105 1997

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